Da “Uomo nel buio” di Paul Auster
“Oggetti inanimati, ha detto.
In che senso?, le ho chiesto.
Gli oggetti inanimati come mezzo per esprimere le emozioni umane. Questo è il linguaggio del cinema. Solo i buoni registi capiscono come si fa, ma Renoir, De Sica e Ray sono tre fra i più grandi, sei d’accordo?
Senz’altro.
Pensa alle prime scene di Ladri di biciclette. L’eroe riesce ad avere un lavoro, ma non potrà andarci se non riscatta la bicicletta dal monte di pietà. Torna a casa in preda all’autocommiserazione. E davanti alla casa c’è sua moglie che trasporta due pesanti secchi d’acqua. Titta la loro miseria, gli affanni di questa donna e della sua famiglia, sono dentro quei secchi. Il marito è talmente assorto nei suoi problemi che non si cura nemmeno di aiutarla finché non hanno fatto metà del cammino verso la porta. E anche allora prende uno solo dei secchi, lasciando che sia lei a portare l’altro. Tutto quello che dobbiamo sapere del loro matrimonio ci è comunicato in quei pochi secondi. Poi salgono le scale dell’appartamento e la moglie vien fuori con l’idea di riscattare la bicicletta impegnando le lenzuola. Ricorda con che violenza sferra un calcio al secchio in cucina, ricorda con che violenza apre il cassetto del comò. Oggetti inanimati, emozioni umane. Poi ci spostiamo al monte di pietà, che non è un negozio, ma un luogo enorme, una specie di deposito di beni indesiderati. La moglie impegna le lenzuola e vediamo uno degli operai portare il fagotto verso le scaffalature dove sono ammassati vari beni. Lì per lì gli scaffali non sembrano tanto alti, però poi la macchina indietreggia e quando l’uomo comincia a inerpicarsi vediamo che salgono sempre più su, fino al soffitto, e ogni scaffale, ogni vano, è stipato di fagotti identici a quello che adesso l’uomo sta immagazzinando, ed ecco che d’un tratto ci sembra che tutte le famiglie di Roma abbiano venduto le proprie lenzuola, che l’intera città versi nelle medesime condizioni dell’eroe e di sua moglie. In un’inquadratura, nonno, in un’inquadratura sola, riceviamo l’immagine di una società al completo sull’orlo del disastro”.