Dal Giornale del Popolo del 10 novembre 2009
Margaret Chan è una donna decisa a cui non piacciono i giri di parole. Dal 2006 è Segretario Generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) e negli ultimi sei mesi è stata in prima linea nella battaglia contro l’influenza suina o, se preferite, contro il virus H1N1. Molti, anche il GdP, l’hanno criticata per aver alimentato un inutile allarmismo attorno a una pandemia che ad oggi non sembra essere così tremenda come l’OMS l’aveva dipinta inizialmente. La dottoressa Chan è anche la persona più potente della “Ginevra internazionale” e, nonostante abbia una certa confidenza con i media, è avara di interviste con la stampa svizzera. L’abbiamo incontrata con un ristretto gruppo di giornalisti e ha risposto alle nostre domande.
Dottoressa Chan, come giudica la situazione attuale della pandemia di influenza A?
L’OMS continua a definire la situazione attuale della pandemia come “moderata”. Ne stiamo monitorando lo sviluppo e l’evoluzione con l’aiuto degli Stati membri e degli altri partner. In questo momento stiamo assistendo a un incremento delle attività influenzali nell’emisfero Nord. Nell’insieme assistiamo a un aumento delle attività influenzali, ma ciò che mi preme sottolineare è che è in atto una sovrapposizione dell’influenza A con la normale influenza stagionale. Normalmente l’influenza stagionale non presenta un’attività così intensa in questo periodo. Occorre dunque continuare a monitorare la situazione perché un a numero sempre crescente di casi ci aspettiamo corrisponda un aumento proporzionale dei casi gravi.
Che bilancio fa di questi mesi di lotta al virus?
La lezione che abbiamo imparato in questa prima fase è che ogni paziente con sintomi, particolarmente i casi a rischio, deve essere sottoposto alle terapie prima che arrivi il risultato del test sul virus: non in tutti i paesi, infatti, il risultato del test arriva in un giorno. Spesso occorrono anche quattro giorni. La nostra esperienza dice che i trattamenti precoci riducono i casi gravi e riducono i casi di morte.
In questi giorni in Svizzera sta arrivando il vaccino…
Le campagne di vaccinazione si devono realizzare secondo i criteri che abbiamo indicato e cioè partendo dalle categorie a rischio e dalle categorie professionali sensibili. È importante, ad esempio, che i lavoratori del settore medico-sanitario vengano vaccinati: se si ammalano loro in massa chi curerà gli altri?
Come Margaret Chan vive le critiche che le sono state rivolte di aver esagerato nel lanciare gli allarmi?
Sa immaginare cosa sarebbe successo al mondo se negli scorsi sei mesi non ci fosse stato nessun allarme da parte dell’OMS? Consideri il numero di persone che oggi sono salve grazie all’uso del Tamiflu. Cosa sarebbe successo se questo medicinale non fosse stato somministrato? Il Tamiflu serve a salvare vite umane. Certamente la maggior parte dei pazienti affetti dal virus sono guariti senza bisogno di assumere medicine. E questa certamente è la buona notizia. Ma se questo virus si diffonde in tutto il mondo, cosa accadrebbe laddove e non esistono cure o vaccini? L’allarme tempestivo è sempre importante perché permette ai singoli Paesi di prepararsi adeguatamente.
Cosa risponde a chi sostiene che non è necessario vaccinarsi perché gli effetti del virus sono moderati?
A noi è chiaro che nei soggetti a rischio il vaccino è uno strumento efficace per proteggere la gente ed evitare le morti. Una volta ho ricevuto una chiamata da un’ambasciatrice che sta a qui a Ginevra che mi diceva: «Se qualcuno la accusa di aver lanciato l’allarme troppo presto, verrò io a difenderla». Le ho risposto che quello è un lavoro che devo fare io. E lei ha aggiunto che aveva quasi perso la vita.
È importante per noi ricordare che non possiamo prendere sotto gamba un nuovo virus influenzale, perché le caratteristiche di un virus influenzale sono davvero imprevedibili. Non ho timore a dire che nella mia vita l’esperienza che più mi ha costretto ad essere umile è quella di confrontarmi con un nuovo virus in arrivo. Non puoi dare nulla per scontato. Devi osservarlo con occhi d’aquila e non staccarglieli mai di dosso.