Nel giro di poche ore ho visto Ida, il film del 2013 di Paweł Pawlikowski, Premio Oscar per il miglior film straniero nel 2015, e la Camera della Badessa in San Paolo di Correggio a Parma.
Le due opere non hanno nulla a che vedere una con l’altra. A parte che quella di Correggio è realizzata per una suora e quella di Pawlikowski, invece, parla di una giovane suora. Ma non è questo è che mi interessa. A me interessa il tema del bianco e nero.
Nella parte bassa del soffitto dell’ex convento di Parma, Correggio inserisce una serie di sedici meravigliose lunette monocrome. Il pittore simula un’illuminazione dal basso che proietta l’ombra delle figure sullo sfondo della finta nicchia, creando una perfetta illusione di profondità. Il bianco e nero di Correggio è molto chic. Si può dire: “color perla”?
Forse è stata la meravigliosa Giunone Punita a ricordarmi l’esile figura di Agata Trzebuchowska. Uno strano cortocircuito, lo ammetto.
In ogni caso il film di Pawlikowski è un’esperienza estetica molto intensa. La fotografia, curata da Ryszard Lenczewski e Łukasz Żal è magistrale e si è guadagnata la nomination agli Oscar. Il bianco e nero è pieno, corposo. Ricchissimo lo spettro dei grigi. Elegante e mai retorico.
Recensendo il film David Denby del New Yorker ha scritto:
I can’t recall a movie that makes such expressive use of silence and portraiture; from the beginning, I was thrown into a state of awe by the movie’s fervent austerity
Ecco, forse è l’espressione “fervente austerità” ad accomunare Ida alle lunette di Correggio. Fervente e austera è anche Naima di John Coltraine che Felix, il giovane sassofonista del film, suona per Ida.