FRANK HORVAT SI DIVENTA

FRANK HORVATL’altra settimana è uscita su Tempi una mia intervista a Frank Horvat. La trovate qui.

Ecco il brano più interessante:
Tuttavia, a giudicare dagli ultimi scatti (la buccia di un mandarino, un sasso nell’acqua, le dita di un piede tra le lenzuola), non sembra che qualcosa stia davvero accadendo. «Lo so, c’è un apparente contraddizione: quando io fotografo due mele, molti dicono che in un’immagine così non succede niente e che se le fotografassi un’ora dopo sarebbero uguali. A me invece sembra che succeda qualcosa nella mia testa. Perché magari un’ora dopo non avrò più voglia di fotografarle così, non le vedrò più così, non mi sembreranno più interessanti. Sono state interessanti perché in un certo momento, per un’associazione di idee particolare, io le ho viste come interessanti. È qualcosa che succede nel mio modo di vedere. Ma si tratta sempre di fermare qualcosa che succede. Di fermare il tempo. Ed è anche la ragione per la quale con dispiacere non ho mai fatto del cinema. Con il cinema si va con il tempo, non lo si ferma. Questo io non lo so fare, ma mi sarebbe piaciuto». Che film le sarebbe piaciuto girare se avesse potuto? «Se avessi potuto cambiare la mia vita con quella di Ingmar Bergman, l’avrei fatto».

HENRI CARTIER-BRESSON A TESTA IN GIÙ

Ieri durante la conferenza stampa di presentazione della sua mostra a Lugano, Frank Horvat ha raccontato un gustoso aneddoto. Gli chiedevano chi fossero stati i suoi maestri. Lui senza esitazione ha risposto: primo su tutti Henri Cartier-Bresson. Lo incontrò a Parigi nel 1950. «La prima volta – ha raccontato Horvat – gli portai le mie fotografie da vedere. Lui le prese e le capovolse per vedere meglio la composizione. Poi disse: “non valgono niente”». Fu l’inizio di una grande carriera.

Qui sotto proviamo a sottoporre Cartier-Bresson al suo stesso test.

Henri Cartier-Bresson
Henri Cartier-Bresson
Henri Cartier-Bresson

FRANK HORVAT vs. FRANK HORVAT A LUGANO

Frank HorvatFrank HorvatFrank Horvat è un uomo coraggioso. A Lugano in questi giorni, infatti, porta due serie di fotografie: una che risale agli anni ’50 e ’60, all’apice del suo successo, e un’altra di scatti dell’ultimo paio d’anni.
Horvat stesso pone molto l’accento sul fatto di aver deciso di buttarsi sul digitale (scatta con una piccola Canon G9), dicendo che il bianco e nero è solo una variante della fotografia a colori. Tuttavia la questione posta dalla mostra organizzata negli spazi della sede della Banca BSI  è un’altra, più bruciante: chi vince il confronto tra il giovane Horvat e Horvat il vecchio?

È un match di grande classe. Molti i colpi ad effetto. Il giovane H. punta sulla velocità e sulla forza, il vecchio H. – è comprensibile – sulla strategia e la raffinatezza del gesto.

Il verdetto è una vittoria ai punti per il giovane H. Ma il vecchio ne esce a testa alta. Eccome.

Frank Horvat
“Due serie di fotografie a mezzo secolo di distanza”

29.10.2010 – 30.11.2010
Spazio inBSI, Palazzo Riva
Via Magatti 2, Lugano