DA VEDERE IL FILM DI CORINNA BELZ SU GERHARD RICHTER

Sono riuscito a vedere (in una saletta della sede di Christie’s di Londra) quasi tutto “Gerhard Richter painting” della regista tedesca Corinna Belz di cui avevo scritto qualche giorno fa. Il documentario è molto bello e vale la pena guardarlo. In Germania qualcuno l’ha rimproverato perché non riesce ad andare al fondo dell’opera del pittore tedesco e lascia il commento a un molto ellittico Richter. È vero, è così. Chi volesse letture approfondite vada a leggersi i libri di Robert Storr e lasci perdere questo film. Anzi no, se lo guardi lo stesso perché mostra forse la cosa più importante di R.: il modo in cui lavora. Il grande merito di questo documentario è quello di mettere, per la prima volta forse, una telecamera alle spalle del maestro che lavora. Così si può vedere un molto energico quasi-ottantenne in camicia azzurra che spalma il colore su una mega-spatola larga quanto la tela per poi trascinarla a due mani dall’alto in basso sul quadro. La mega-spatola prima stende il colore, poi in un secondo momento lo toglie creando quello stupendo effetto tipico dei quadri di R. Il maestro sembra lavorare a due quadri per volta: forse per permettere agli strati di colore di asciugare parzialmente. In un caso prende due quadri già iniziati e li ricopre di bianco per ricominciare da zero. I due collaboratori assicurano: è impossibile prevedere quel che farà. Se gli si danno dei pareri, si può star certi che farà il contrario. Un giorno di un quadro dice: “ci siamo”, il giorno dopo “è da buttare”.

Ma la cosa più bella del film sono le lunghe sequenze silenziose che mostrano i momenti di lavoro in cui a farla da padrone sono sì i movimenti del pittore, ma soprattutto il suono del colore che viene trascinato sulla tela: simile al fruscio di un vento gagliardo.

P.s.: alla Tate per “Panorama” vado venerdì, vi dirò.



LA STAMPA TEDESCA SCETTICA SUL FILM SU GERHARD RICHTER


La stampa tedesca non fa sconti al film di Corinna Belz “Gerhard Richter Painting” dedicato all’opera degli ultimi due anni del grande pittore tedesco presentato sabato al festival del film di Toronto. A segnalarlo è Artforum che cita gli articoli di Die Zeit e della Süddeutsche Zeitung. Il primo parla addirittura di un “misunderstanding di 73 minuti” accusando la Belz di considerare Richter come il miglior interprete possibile della propria opera. La Süddeutsche, invece, valorizza il documentario soltanto per i lunghi piani sequenza nei quali viene ritratto il pittore all’opera. Se è difficile valutare la prima sentenza senza aver visto il film, sulla seconda invece bastano i brani contenuti nel trailer qui sotto per dire che almeno per quell’aspetto il film è da non perdere. Ora occorrerà capire quando e come sarà possibile vederlo.