WILLIAM CONGDON, PITTORE IPERREALISTA? WILLIAM CONGDON, A HYPER-REALIST PAINTER?

Il 2012 ricorreranno, tra l’altro, i cento anni dalla nascita di William Congdon, il giovane pupillo di Betty Parson e Peggy Guggenheim, che decise di lasciare la promettente carriera di action painter (negli anni ’50 la Parson lo quotava di più di Jackson Pollock) per ritirarsi in Italia, trascorrendo gli ultimi trent’anni della vita occupando un appartamento attiguo al Monastero della Cascinazza a Gudo Gambaredo, nella Bassa Milanese.

Ricordato forse troppo per la sua conversione al cattolicesimo e certamente troppo poco per la sua straordinaria energia creativa e abilità pittorica, a Congdon sarà dedicata una mostra al Knights of Columbus Museum di New Haven (Connecticut) intitolata “The Sabbath of History: William Congdon” (dal 22 febbraio al 16 settembre 2012). Alle opere più famose del pittore americano saranno accostate cinque meditazioni dell’allora cardinal Ratzinger sulla Settimana Santa. Nulla si può dire sulla qualità della mostra, tuttavia lascia perplessi la scelta della sede espositiva. Possibile che nessun grande museo tra quelli che conservano opere di Congdon fosse disposto a promuovere una retrospettiva su di lui? Peccato, poi, che nessuno a Venezia interessi più il giudizio dato su di lui da Peggy Guggeheim quando diceva: “William Congdon è l’unico pittore, dopo Turner, che ha capito Venezia, il suo mistero, la sua poesia, la sua passione”.

William Congdon, PIAZZA VENICE 12, 1952
William Congdon, Piazza Venice 12, 1952

Ho sempre pensato che il miglior Congdon fosse proprio quello delle Venezie. Eppure frequentando negli ultimi tempi i luoghi dove ha vissuto mi sono accorto, a dispetto delle apparenze, della carica addirittura iperrealista delle sue opere sulla Bassa milanese. Basti confrontare alcuni quadri e la cromia delle immagini satellitari della zona di Gudo.

Gudo Gambaredo dal satellite
Gudo Gambaredo dal satellite
William Congdon, Primavera 3, 1981
William Congdon, Primavera 3, 1981

 In 2012 marks, among other things, centenary of the birth of William Congdon, the young protégé of Betty Parsons and Peggy Guggenheim, who decided to leave a promising career as action painter  (Parson in the 50s sells him at higher prices compared to Jackson Pollock) and retired to Italy, spending the last thirty years of life, occupying an apartment next to the Monastery of Cascinazza in Gudo Gambaredo in the countryside around Milan.

Recalling perhaps too much for his conversion to Catholicism, and certainly too little for his extraordinary creative energy and artistic ability, Congdon will be devoted to an exhibition at the Knights of Columbus Museum in NewHaven (Connecticut) entitled “The Sabbath of History: William Congdon” (from 22 February to 16 September 2012). The most famous works of American painter will put together five of the then Cardinal Ratzinger’s Meditations on the Holy Week. Nothing you can say now about the quality of the exhibition, however perplexing the choice of venue. Is it possible that any large museum that houses works from those of Congdon was willing to promote a retrospective on him? Pity, then, that no more interest in Venice about what Peggy Guggenheim said about him: “William Congdon is the only painter, after Turner, who understood Venice, its mystery, its poetry, his passion“.

William Congdon, PIAZZA VENICE 12, 1952
William Congdon, Piazza Venice 12, 1952

I always thought that the best works were the pictures of Venice. Yet in recent years, by attending the places where he lived, I realized, in spite of appearances, even the charge of hyper-realism in works about the countryside. Just compare some Congdon’s paintings and the colors of the satellite imagery of the area of Gudo.

Gudo Gambaredo dal satellite
Gudo Gambaredo from Satellite
William Congdon, Primavera 3, 1981
William Congdon, Primavera 3, 1981

 

MI CHIAMO CHARLES SAATCHI E SONO UN ARTOLICO

charles saatchi
Cose divertenti trovate nel libro intervista di Charles Saatchi:

Domanda: Si è mai approfittato di qualcuno nel mondo dell’arte?
Charles Saatchi: Chieda al Dalai Lama, a Madre Teresa o al Mahatma Gandhi se si sono mai approfittati di qualcuno, mentirebbero se affermassero il contrario. Mi metta pure lassù con loro, grazie.

D: Qual è il risultato di cui va più orgoglioso?
CS: Non ne faccio una questione di orgoglio. Non che non abbia un ego delle dimensioni di un hangar, ma non sono orgoglioso neppure di quello.

D: Cosa compra oltre all’arte?
CS: Soffro di una terribile dipendenza da frappuccino, perciò quello che non spendo in arte finisce da Starbucks.

D: È famoso per aver creato lo slogan “Labour isn’t working”. Era un Tory? Lo è?
CS: Una volta mi sono anche gettato a capofitto nella campagna antifumo del Dipartimento della Salute, ho visitato corsie d’ospedale con malati di enfisema , ho studiato le foto di tumori al polmone e ho elaborato il testo più raccapricciante che potessi , tutto ciò fumando allegramente una sigaretta dopo l’altra. Davvero commovente pensare che i testi pubblicitari nascano dal cuore.

D: Ha della roba cinese in casa?
CS: Roba? È arte, ragazzi miei.

D: La fotografia ha tolto senso all’arte figurativa?
CS: L’arte non è mai senza senso. L’altro giorno, facendo due chiacchere, Immanuel Kant mi ha detto che il significato dell’arte è di non avere alcuna funzione.

D: La pittura è morta?
CS: Che noia!

D: È vero che ha seguito una dieta di nove uova al giorno? Ha funzionato?
CS: Vero. Ero grasso e brutto e ora sono magro e brutto.

D: Guardiamo al futuro: tra cento anni come crede verrà considerata l’arte britannica degli inizi del XXI secolo? Quali sono i grandi artisti che passeranno l’esame del tempo?
CS: I libri di storia dell’arte del 2105 saranno tanto spietati con la fine del XX secolo quanto con tutti gli altri secoli. Tranne Jackson Pollock, Andy Warhol, Dunald Judd e Damien Hirst, chiunque altro sarà una nota a piè pagina.