DI ARAKI A LUGANO? SOPRATTUTTO I FIORI

Nobuyoshi Araki - SatchinSono andato a vedere “Love and Death” di Nobuyoshi Araki al Museo d’Arte di Lugano. La mostra è allestita molto bene e ha almeno due virtù: la prima è quella di essere una grande retrospettiva che restituisce la dimensione e la complessità dell’opera del folle fotografo giapponese, la seconda è di proporre lavori nuovissimi e inediti a livello mondiale. Non mi sembra poco.

  • I primi lavori sui bambini sono davvero belli: immagini semplici e profonde.
  • La serie che unisce il viaggio di nozze e la morte della moglie è davvero commovente.
  • Gli ultimi lavori (2010) sui cieli con dipinto l’ideogramma “morte” sono puliti e forti.

Solo questi tre aspetti bastano per far digerire l’imperante sessuomania della mostra e dell’opera di Araki.

A questo proposito: ancor più sconvolgenti delle celeberrime foto delle donne legate (“Lego il loro corpo perché non posso legare la loro anima”) ho trovato alcune foto dei fiori. In particolare quelle su una parete ma che non sono state riprodotte in catalogo e che trovo siano la dimostrazione dell’energia travolgente di cui è fatta la fotografia di Araki. Forme confuse, labirinti, colori iper saturi… (ho una brutta foto fatta con l’iphone ma non vale la pena pubblicarla)

Bulimia allo stato puro per la fotografia, perché bulimia per la vita. Tutto è fuori misura, incontenibile. E che, comprensibilmente, può risultare insopportabile.

Nobuyoshi Araki - Sentimental Journey/Winter Journey

Nobuyoshi Araki - Dead Sky (2010)

Nobuyoshi Araki - Kinbaku (Bondage)

DUE O TRE COSE SU MAPPLETHORPE A LUGANO

1) La mostra su Robert Mapplethorpe, in questi giorni al Museo d’arte di Lugano, è una mostra interessante e allestita con eleganza. È la stessa mostra esposta qualche mese fa alla Galleria dell’Accademia a Firenze e rispetto a quella ha il vantaggio che non ci sono le opere originali di Michelangelo (i prigioni e il David). Qui a Lugano, infatti, il confronto probabilmente è meno schiacciante e fuori luogo. Invece il momento più alto, senza dubbio, è la stanza con le opere di Andy Warhol.

2) La mostra presenta il Mapplethorpe più “patinato”: ne emerge un’immagine addomesticata che non dà conto della forza sovversiva del fotografo newyorkese.

3) Come non mi convince il confronto con Michelangelo così mi appare forte il legame con Man Ray. Lo si può vedere fino a sabato a Milano alla Fondazione Marconi.