Qualche giorno fa il cardinale Gianfranco Ravasi, intervenendo al Sinodo dei vescovi sull’evangelizzazione, è tornato a parlare del Padiglione della Santa Sede alla Biennale di Venezia del 2013. Il testo dell’intervento lo trovate qui. Il Cardinale ne aveva accennato anche lo scorso 5 ottobre in occasione del dialogo con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ormai del progetto si sa quasi tutto (ecco quello che spiegava Tornielli qualche mese fa). Tutto tranne il nome degli artisti che vi parteciperanno. Della faccenda se ne sta occupando monsignor Pasquale Iacobone, segretario di Ravasi. Gli inviti sarebbero partiti e, si dice, non è scontato che chi è stato invitato accetti la proposta.
Nel frattempo al Sinodo il tema dell’arte è contenuto nell’Instrumentum Laboris, che è poi l’ordine del giorno dei lavori. Se ne parla al punto 157 contenuto nel paragrafo “Fede e conoscenza”. Dunque immagino prima o poi se ne parlerà in qualche modo.
Mi pare interessante che tra gli esperti invitati al Sinodo vi siano due artisti. Sono il gesuita sloveno padre Marko Rupnik, direttore del Centro Studi e Ricerche “Ezio Aletti” di Roma e il pittore romano Rodolfo Papa, docente di Storia dell’Arte e Estetica presso la Pontificia Università Urbaniana.
Entrambi sono personalità che hanno molto riflettuto su problema dell’arte sacra contemporanea. Allo stesso tempo sono artisti molto stimati e molte sono le commissioni ecclesiali, anche molto importanti, che negli ultimi anni si sono trovati a realizzare.
L’ultimo lavoro di padre Rupnik sono i mosaici della cappella del Bildungshaus Sodalitas a Tainach/Tinje, in Austria. Qui l’immagine dell’abside con il tema biblico della rivelazione di Dio ad Abramo e Sara.
L’ultima realizzazione di Rodolfo Papa, invece, è la decorazione della nuova Cattedrale di Karakanda, in Kazakistan. Qui di seguito il quadro intitolato “La manna”. Mentre qui altre immagini dello stesso ciclo.
Non conoscendo in alcun modo l’arte orientale non so giudicare i mosaici di padre Rupnik, ma la qualità della pittura di Papa mi sembra parli da sola. Padre Marie-Alain Couturier (quello che collaborò con Matisse alla cappella del Rosario di Vence) si rivolterebbe nella tomba.
sono asoslutamente d’accordo! solo pessimo gusto! un vero orrore! Che vergogna…
Già il termine “sacro” è incerto e ricco di ambiguità. La coppia di semantemi “arte sacra” raggiunge una indeterminatezza vicina all’ineffabilità.
La produzione di Rupnik a me non sembra arte sacra, bensì produzione di manufatti per arredare ambienti dedicati al culto cristiano, concepiti a partire da una teologia precisa e dogmaticamente inappuntabile. Rifiutandomi di definire la produzione di Rupnik e atelier come arte sacra sto facendo un apprezzamento molto positivo di questa opera.
Del resto, se questa produzione si è diffusa in relativamente poco tempo a tanti ambienti liturgici, significa che piace a chi li frequenta, che ne aiuta l’immedesimarsi nell’azione liturgica. E’ già qualcosa, no?