SAVE THE DATE: GERHARD RICHTER ALLA TATE MODERN

Gerhard Richter, tate modern, london 2011
Gerhard Richter, Reader, 1994

Segnatevi queste date: 6 ottobre 2011  –  8 gennaio 2012. È inutile che fate quella faccia… no no no… non ditemi poi che non lo sapevate e che non avete fatto in tempo ad organizzarvi… Perché sarà certamente una mostra da non perdere quella di Gerhard Richter alla Tate Modern di Londra annunciata come la più importante retrospettiva degli ultimi vent’anni del grande pittore tedesco nella capitale britannica. Ci saranno tutti i suoi cicli più importanti: i photo-paintings, i quadri sulla Baader-Meinhof, giù giù fino a September del 2005, il grande quadro sull’11 settembre.

Io ho già prenotato il volo. E voi?

TURNER PRIZE 2010 ? QUI SI TIFA PER SUSAN PHILIPSZ

Susan Philipsz on Turner prize 2010-Clyde-Walkway-Glasgow-©-The-artist-courtesy-Glasgow-International-Festival-of-Visual-ArtHo visto l’esposizione alla Tate Britain per il Turner Prize 2010. L’artista più genuina e meno cervellotica mi è sembrata la scozzese Susan Philipsz. Ho trovato la sua istallazione sonora “Lowlands”, semplice ma commovente. Quello qui sotto è il testo del lamento scozzese del XVI secolo cantato dall’artista. È il canto del fantasma di un uomo morto affogato, che torna a trovare la sua amata. La storia di un amore spezzato, di una bellezza perduta. Di una malinconia tipicamente scozzese, ma anche tipicamente umana.

All green and wet with weeds so cold,
Lowlands, lowlands, away my John,
Around his form green weeds had hold,
My lowlands away

«I’m drowned in the lowland seas,» he said,
Lowlands, lowlands, away my John,
«Oh, you an’ I will ne’er be wed,»
My lowlands away

«I shall never kiss you more,» he said,
Lowlands, lowlands, away my John,
«Never kiss you more – for I am dead,»
My lowlands away

«I will cut my breast until the bleed,»
Lowlands, lowlands, away my John,
His form had gone – in the green weed,
My lowlands away

Qui per saperne di più e per sentire per intero il sonoro dell’installazione

HO VISTO MAURIZIO CATTELAN A PALAZZO REALE

Maurizio Cattelan - La nona ora - Milano - Sala delle Cariatidi - 2010

Sono andato a Milano per l’innaugurazione della mostra di Maurizio Cattelan. Qualche nota a margine:

1) Ieri Milano sembrava pronta per il giorno del giudizio. Pioveva che Dio la mandava. Apocalypse.

2) Il dito medio in Piazza Affari (L.O.V.E.) è rivolto verso chi guarda e non verso il palazzo della Borsa. Dunque l’interpretazione più comune che se n’era data alla vigilia è ribaltata.

3) Bella l’idea dello stesso Cattelan che venerdì sul Corriere proponeva di trasformare Piazza Affari in una Trafalgar Square milanese…

4) Il piedistallo è dello stesso materiale della facciata del palazzo della Borsa. La mano, di marmo di Carrara, è una mano marziale, con dei venoni molto virili. Sembra staccata da una parete della Stazione centrale. L’opera è talmente ben collocata nello spazio della piazza che sembra quasi sia là da sempre.

5) Sono entrato nella Sala delle Cariatidi con le prime 40 persone, tra cui assessor Finazzer F., Simona Ventura, belle gnocche venute direttamente dalla settimana della moda, fotografi cameramen ecc ecc. La gente è riuscita a fare sì e no tre passi sulla moquette rossa della sala. Poi si è fermata. Il chiasso e il vociare si sono fermati di colpo per almeno un minuto o due. Nel frattempo era iniziato il suono marziale del tamburino che veniva dall’alto. Là in fondo il Papa colpito, attorno le cariatidini cadenti illuminate da una luce soffusa. L’ambientazione è da day after. Sembra di essere in un tempio greco o in una cattedrale romanica. Alla fine, dopo questa manciata di secondi, lo stupore è stato travolto dalla normalità, e l’evento mondano è potuto continuare.

6) Considero una performance nella performance la visita guidata che Francesco Bonami ha tenuto personalmente a favore di Simona Ventura & telecamera. La faccia cadente di lei annuiva con gesti lenti e solenni. Quando sono passati alla sala del “libro d’artista” si sono toccati momenti sublimi. Ad esempio quando Bonami ha “mostrato” (spiegato sarebbe dir troppo) il pannello con il cavallo appeso del Castello di Rivoli. Dice: “il cavallo è vivo”. E lei: “Noooo”. Lui: “Scherzavo…”. Lei: “Davvero?”.

CATTELAN NELLA SALA DELLE CARIATIDI COME PICASSO

Ormai se ne parla da mesi ma NO NAME ha saputo in anteprima un po’ di particolari sulla mostra di Maurizio Cattelan a Milano.

1) Il famoso dito in Piazza Affari, intitolato “Omnia munda mundis”,  verrà inaugurato venerdì 24 settembre alle ore 18.

2) Lo stesso giorno alle 20.30 verrà inaugurata invece l’esposizione nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale con due opere: “La nona ora” e  la “Donna crocifissa”, oltre che ad un libro d’ artista con i disegni di Cattelan che verrà sistemato all’ ingresso della Sala delle Cariatidi.

3) La Sala delle Cariatidi  sarà visibile tra le 17 e le 22.30 perché durante il resto della giornata procederanno i lavori di restauro della sala stessa. Dunque a “La nona ora”  faranno compagnia le impalcature del cantiere.

Due osservazioni:

a) Milano dà all’artista padovano (e milanese d’adozione) la sua sala più prestigiosa, quella che nel 1953 ospitò “Guernica” di Pablo Picasso. Dopo tante chiacchere ora ci sono le premesse per una mostra che potrà restare nella storia.

b) Resta l’incognita di come “La nona ora” potrà convivere con le impalcature del restauro. C’è di buono che il bizzarro orario (bizzarro davvero, poi?) darà la possibilità a molti più milanesi di godersi l’avvenimento.


UPDATE: oggi su Repubblica l’assessore Finazzer Flory smentisce la notizia che le opere sono tre e non quattro dicendo che “Il tamburino” ci sarà ma non hanno ancora deciso dove collocarlo.

UPDATE 2: CATTELAN: MAI PIÙ CON IL COMUNE ADESSO TEMO CHE CAMBINO ANCORA

LA ISTANBUL DI BASILICO – L’ESATTEZZA DELLO SGUARDO

Viceversa, il grande fotografo milanese rimane fedele al proprio sguardo esatto, in cui il senso del mistero non si scosta mai da un’adesione tutta illuminista alla realtà delle cose. Come il narratore di talento sa cavare il fascino delle sue storie dalla scrupolosa messa in fila degli eventi, senza nulla concedere alle facili evocazioni d’atmosfera, così Gabriele Basilico usa la propria formidabile esperienza e tecnica per tenere lontani i fantasmi del preconcetto (quale che sia, è sempre il lavoro duro e serio a snidarlo, a dissiparlo), lasciando che la complessità delle cose si trasformi in esattezza di sguardo.

Luca Doninelli, dal catalogo della mostra “Istanbul 05010″ alla Fondazione delle Stelline di Milano, dal 16 settembre al 12 dicembre 2010

DUE O TRE COSE SU MAPPLETHORPE A LUGANO

1) La mostra su Robert Mapplethorpe, in questi giorni al Museo d’arte di Lugano, è una mostra interessante e allestita con eleganza. È la stessa mostra esposta qualche mese fa alla Galleria dell’Accademia a Firenze e rispetto a quella ha il vantaggio che non ci sono le opere originali di Michelangelo (i prigioni e il David). Qui a Lugano, infatti, il confronto probabilmente è meno schiacciante e fuori luogo. Invece il momento più alto, senza dubbio, è la stanza con le opere di Andy Warhol.

2) La mostra presenta il Mapplethorpe più “patinato”: ne emerge un’immagine addomesticata che non dà conto della forza sovversiva del fotografo newyorkese.

3) Come non mi convince il confronto con Michelangelo così mi appare forte il legame con Man Ray. Lo si può vedere fino a sabato a Milano alla Fondazione Marconi.

MARK ROTHKO GOES TO BROADWAY

Rothko: “Ora dimmi: cosa vedi?
Dillo con precisione.
No, dillo con esattezza.
Dillo con esattezza ma con sensibilità.
Capisci?
Dillo con comprensione…
Insomma: dillo come lo direbbe un essere umano.
Sii un essere umano almeno una volta nella vita.
Queste immagini esigono empatia e vivono o muoiono nella sensibilità dell’occhio di chi guarda. Diventano più intense solo se un occhio commosso glielo permette. È ciò che gridano disperatamente, è per questo che sono state create. Per questo meritano.
Ora: cosa vedi?”

Ken: “Rosso”.

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Rothko: Sono qui per farti fermare il cuore, non per fare quadri carini

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Ha debuttato lo scorso mese e andrà in scena al John Golden Teather di New York fino al 27 giugno. Lo spettacolo, scritto da John Logan (nomination all’Oscar per The Aviator e Il Gladiatore), si intitola “Red” e affronta la vicenda di uno dei più grandi pittori del ‘900: Mark Rothko. Sul palco Rothko (Alfred Molina), il suo assistente Ken (Eddie Redmayne) e una riproduzione di “Rosso e marrone”. La vicenda ripercorre gli ultimi due anni della vita del grande pittore durante i quali lavora alla più grande commissione della sua carriera: la serie di dipinti per il ristorante Four Season di New York. Ken col passare del tempo acquista confidenza col maestro e incomincia a provocarlo e ne nascerà un dialogo serrato su quello che per Rothko potrà essere il suo più grande capolavoro o il suo più grande fallimento.
Il regista è lo stesso di Frost/Nixon. Stando ai precedenti, mi verrebbe da dire: prossimamente su questi schermi…
Qui il sito ufficiale
E le recensioni di New Yorker, New York Times e Guardian
Quella qui sotto, invece, è un’intera scena dello spettacolo: