Oggi ho letto sul blog di Andrea Tornielli, bravissimo vaticanista del Giornale, un post sulla Sagrada Familia di Antoni Gaudì a Barcellona. Dice cose molto interessanti, ma non essendo d’accordo su alcune questioni – vincendo la mia naturale riluttanza – ho deciso di intervenire nell’affollato dibattito che il post ha suscitato. Ho scritto così:
Il caso della Sagrada Familia è certamente un caso a sé. Gaudì era uno dei più grandi architetti del mondo e contemporaneamente un santo. La grandezza della sua opera non dipende in modo meccanico dalla sua santità, ma non sarebbe spiegabile senza di essa. Ma che santità e genio artistico vadano di pari passo è un fenomeno auspicabile ma che capita come capitano i miracoli: inaspettato e gratuito.
La santità dell’architetto – o più semplicemente il suo essere un buon cristiano – purtroppo non può garantire la bontà del risultato, tanto è vero che molti “garage” di cui parla Tornielli probabilmente sono stati realizzati da architetti cristiani.
È giusto dunque segnalare la Sagrada Familia come esempio, perché innanzitutto dimostra che una conciliazione tra arte moderna e arte sacra è possibile. Tuttavia non è sufficiente un esempio a segnare una strada percorribile. Occorre capire se ci sono altri esempi riusciti. Esistono casi, meno eclatanti di quelli di Barcellona, nei quali tentativi di riconciliazione sono andati a buon fine oppure nel XX e XXI secolo tutte le nuove chiese sono state costruite come dei garage? Pensare che non esistano eccezioni al disastro significa aver chiuso il discorso a priori. In questo modo si impedisce che discorsi, pur giusti e doverosi, su verità e bellezza possano toccare terra. Io sono convinto che esempi ce ne siano e che occorra farli conoscere e valorizzarli. Gio’ Ponti, ad esempio, ha progettato delle chiese – magari non mozzafiato – ma comunque molto belle e credibili sia dal punto di vista artistico che religioso. Di nomi ce ne sarebbero altri ed eccellenti: Le Corbusier, Matisse… Perché non organizzare delle gite per seminaristi (futuri committenti di chiese) a queste – e altre – opere?