MARINO MARINI INCONTRA DAMIEN HIRST DA CHRISTIE’S

Marino Marini - Damien Hirst - Christie's October 2010Conoscevo un po’ come lavorano quelli di Christie’s da quanto scritto da Sarah Thornton. Ma questa mattina, nella loro sede di Londra, ho capito davvero che questi hanno davvero delle idee. Venerdì prossimo (15 ottobre 2010) ci sarà l’asta d’arte contemporanea e quella d’arte italiana. Bene, qui sopra vedete come era allestita la sala principale dell’esposizione dei lotti. In primo piano un “Cavaliere” di Marino Marini (1955), alle sue spalle “I am become death, shattered of worlds” di Damien Hirst (2006). A parte il fatto che non avevo mai visto nulla di più bello fatto da Hirst, trovo che il cortocircuito con Marini funzioni benissimo. In realtà funziona proprio perché non si tratta affatto di cortocircuito, ma di un sapiente contrappunto tra due linee di canto commensurabili. Il dialogo tra le due opere è al contempo scenografico, poetico e sconvolgente. Al di là del prezzo a cui verranno battute (scrivono che Hirst sia in caduta libera, vedremo come andrà), la scelta dei curatori di Christie’s ci lascia comunque un’ipotesi critica sui cui chi ne sa potrà lavorarci.
Detto questo se venerdì qualcuno mi dotasse di qualche milione di sterline mi presenterei alla casa d’aste con un altro obiettivo: “Zwei Bäume” di Gerhard Richter (1987) che vince il premio “No Name 2010” per il miglior pezzo messo all’asta nell’anno in corso. Ci sarebbe anche un altro colpo fenomenale fa fare, però questa volta alla prossima asta di New York, i cui quadri sono esposti in questi giorni a Londra. Si tratta di “Zwei Kerzen” sempre di Richter (1982). Altra cosa sull’asta di New York: se volete aggiudicarvi “No.18 (Brown and Black on Plum)” di Mark Rothko del 1958, andate a vederlo di persona, perché a me ha dato l’impressione di essere in uno stato di conservazione non esaltante.
Ultima curiosità: all’asta d’arte italiana c’è anche la divertente serie di Gabriele Basilico “Conctat” del 1978.

Marino Marini
Cavaliere
1951 (1955)
1’400’000-2’000’000 euri

Damien Hirst
I am become death, shattered of worlds
213,4×533,4cm
2006
2’900’000-3’900’000 euri

Gerhard Richter
Zewi Bäume
62×62 cm
1987
900’000-1’300’000 euri

Gabriele Basilico
Conctat
1978 (2006)
24 parti
34’000 – 45’000 euri

Gerhard Richter
Zwei Kerzen
150×100 cm
1982
12’000’000 – 16’000’000 dollars

Mark Rothko
No.18 (Brown and Black on Plum)
203×208 cm
1958
9’000’000 – 11’000’000 dollars

DAMIEN HIRST: “RELIGION IS A SERIUOS SHIT, ISN’T IT?”

damien hirst the soulsIl Guardian intervista Damien Hirst in occasione di “The Souls”, la sua nuova mostra londinese.
Qui qualche estratto.

Elizabeth Day: The writer Michael Bracewell has said that you are “primarily a great religious artist”. Do you agree?

Damien Hirst: Did he say that? Erm, I wouldn’t say that, no. I think I like big issues, but I don’t believe in God or religion. Having said that, I was brought up Catholic till I was 12 – basically indoctrinated – so there are lots of things in there that can’t come out. My dad wasn’t religious but mum was. Dad wouldn’t go to church. They divorced when I was 12 and you can’t carry on being Catholic if you’re divorced so that’s when I began thinking, “That’s a pile of crap.”
I mean, religion is serious shit, isn’t it? We’re all trying to find our way through the darkness in our lives. Religion can be one part of that. For me, I like a bit of everything: a bit of art, science and religion.

ED: As an adolescent, you were arrested for shoplifting and went through a rebellious phase. Was that related to abandoning Catholicism?

DH: No. Crime is creative. Or it can be.

ED: A lot of your work features images of death. Are you morbid?

DH: I don’t think so. I was taught to confront things you can’t avoid. Death is one of those things. To live in a society where you’re trying not to look at it is stupid because looking at death throws us back into life with more vigour and energy. The fact that flowers don’t last for ever makes them beautiful.

NO NAME DÀ I NUMERI (2009-2010)

Ecco a voi il pagellone di un anno molto intenso.

anish kapoor shooting the cornerAnish Kapoor, Londra
10
mozzafiato

Damien Hirst - Blue Paintings - Wallace Collection

Damien Hirst, No Love Lost, Blue Paintings, Londra
Senza voto
troppo presto per dire

Maurizio Cattelan INRI

Pop Life – Art in a material world, Londra
6,5
giocosa, a tratti tragica

John Baldessari - Pure Beuty

John Baldessari, Pure Beauty, Londra
7
intellettuale

Robert Mapplethorpe

Robert Mapplethorpe, La perfezione nella forma Lugano
6+
elegante

Gabriele Basilico - Mosca Vertical

Gabriele Basilico, Milano ritratti di fabbriche & Mosca verticale, Milano
9
magistrale

yayoi kusama

Yayoi Kusama, I wanti to live forever, Milano
7-
caleidoscopica
(ma “Aftermath of Obliteration of Eternit” vale 9+)

edward hopper

Edward Hopper, Milano
5,5
al ribasso

Roy Lichetenstein the girl with tear 1977

Roy Lichtenstein, Meditation on art,  Milano
7-
intelligente

Immerdorf Late Paintings
Jörg Immendorf, Late Paintings, Milano,
7
potente

Damien Hirst - After The Flood
Damien Hirst, Cornucopia
, Montecarlo
8+
hirsteide

Christiane Löhr - Dividere il vuoto

Christiane Löhr, Dividere il vuoto,  Varese
7,5
leggerissima

Gabriele Basilico - Istanbul

Gabriele Basilico, Istanbul 05.010, Milano
8,5
rigorosa

PS: come al solito voti molto alti. Un po’ perché sono generoso, un po’ perché scelgo bene. Forse uno dei prossimi post lo faccio sulle mostre che avrei voluto vedere e che non sono riuscito a vedere e un altro su quelle che non ho visto perché non le ho volute vedere.

PS2: E Cattelan a Palazzo Reale?  Boh, quella inaugura venerdì, magari la aggiungo.

NB: la stagione la faccio iniziare con il Frieze di Londra.

MI CHIAMO CHARLES SAATCHI E SONO UN ARTOLICO

charles saatchi
Cose divertenti trovate nel libro intervista di Charles Saatchi:

Domanda: Si è mai approfittato di qualcuno nel mondo dell’arte?
Charles Saatchi: Chieda al Dalai Lama, a Madre Teresa o al Mahatma Gandhi se si sono mai approfittati di qualcuno, mentirebbero se affermassero il contrario. Mi metta pure lassù con loro, grazie.

D: Qual è il risultato di cui va più orgoglioso?
CS: Non ne faccio una questione di orgoglio. Non che non abbia un ego delle dimensioni di un hangar, ma non sono orgoglioso neppure di quello.

D: Cosa compra oltre all’arte?
CS: Soffro di una terribile dipendenza da frappuccino, perciò quello che non spendo in arte finisce da Starbucks.

D: È famoso per aver creato lo slogan “Labour isn’t working”. Era un Tory? Lo è?
CS: Una volta mi sono anche gettato a capofitto nella campagna antifumo del Dipartimento della Salute, ho visitato corsie d’ospedale con malati di enfisema , ho studiato le foto di tumori al polmone e ho elaborato il testo più raccapricciante che potessi , tutto ciò fumando allegramente una sigaretta dopo l’altra. Davvero commovente pensare che i testi pubblicitari nascano dal cuore.

D: Ha della roba cinese in casa?
CS: Roba? È arte, ragazzi miei.

D: La fotografia ha tolto senso all’arte figurativa?
CS: L’arte non è mai senza senso. L’altro giorno, facendo due chiacchere, Immanuel Kant mi ha detto che il significato dell’arte è di non avere alcuna funzione.

D: La pittura è morta?
CS: Che noia!

D: È vero che ha seguito una dieta di nove uova al giorno? Ha funzionato?
CS: Vero. Ero grasso e brutto e ora sono magro e brutto.

D: Guardiamo al futuro: tra cento anni come crede verrà considerata l’arte britannica degli inizi del XXI secolo? Quali sono i grandi artisti che passeranno l’esame del tempo?
CS: I libri di storia dell’arte del 2105 saranno tanto spietati con la fine del XX secolo quanto con tutti gli altri secoli. Tranne Jackson Pollock, Andy Warhol, Dunald Judd e Damien Hirst, chiunque altro sarà una nota a piè pagina.

DAMIEN HIRST: AFTER THE FLOOD

Damien Hirst After The Flood
Damien Hirst, After The Flood, 2008

Attese altri sette giorni e di nuovo fece uscire la colomba dall’arca e la colomba tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco un ramoscello di ulivo. Noè comprese che le acque si erano ritirate dalla terra.
(Genesi 8, 10-11)

Damien Hirst After The Flood«La via della bellezza ci conduce, dunque, a cogliere il Tutto nel frammento, l’Infinito nel finito, Dio nella storia dell’umanità. Simone Weil scriveva a tal proposito: “In tutto quel che suscita in noi il sentimento puro ed autentico del bello, c’è realmente la presenza di Dio. C’è quasi una specie di incarnazione di Dio nel mondo, di cui la bellezza è il segno. Il bello è la prova sperimentale che l’incarnazione è possibile. Per questo ogni arte di prim’ordine è, per sua essenza, religiosa”. Ancora più icastica l’affermazione di Hermann Hesse: “Arte significa: dentro a ogni cosa mostrare Dio”. Facendo eco alle parole del Papa Paolo VI, il Servo di Dio Giovanni Paolo II ha riaffermato il desiderio della Chiesa di rinnovare il dialogo e la collaborazione con gli artisti: “Per trasmettere il messaggio affidatole da Cristo, la Chiesa ha bisogno dell’arte” (Lettera agli Artisti, n. 12); ma domandava subito dopo: “L’arte ha bisogno della Chiesa?”, sollecitando così gli artisti a ritrovare nella esperienza religiosa, nella rivelazione cristiana e nel “grande codice” che è la Bibbia una sorgente di rinnovata e motivata ispirazione».

(Benedetto XVI, Discorso agli artisti, 21 novembre 2009)

IL CROCIFISSO, DAMIEN HIRST E ROBERTO D’AGOSTINO

Damien Hirst - Crucifixion

I nove anni trascorsi dal nostro ultimo incontro hanno reso più evidente il paradosso: Roberto D’Agostino, 62 anni a luglio, non ha affatto bisogno di spiare.Gli basta guardare. È uno dei pochi giornalisti d’Italia a poterlo fare dall’alto dei cieli, quasi dal paradiso.  Sarà per questo che sulla prima rampa di scale della nuova casa-redazione ti accoglie un gigantesco crocifisso di Damien Hirst, un’opera intitolata The Wounds of Christ (Le piaghe di Cristo), formata da foto autoptiche di un uomo con mani e piedi bucati, costato trafitto, ferite lacero-contuse sul capo. E dev’essere sempre per questo che la camera degli ospiti è stata sostituita da una cappellina privata, con tanto di altare dello stesso Hirst, sul quale la scienza, nuova religione del mondo, celebra la propria fede nell’immortalità attraverso le medicine incastonate nella croce. «L’artista inglese ha notato che l’aspirina è ricalcata sull’ostia: la prima ti salva il corpo, la seconda l’anima. A te la scelta» si concede all’esegesi.
(…)
Questa casa trabocca di spirito religioso: croci ovunque.
Ho la fissa del crocifisso. Ha visto quello al piano di sotto del fotografo Andrés Serrano? È d’oro ed è immerso in un encefalo inondato di sangue. Sta a significare che dopo 2 mila anni il sacrificio di Cristo è nel nostro cervello, dentro le nostre cellule, fa parte di noi, al di là di qualsiasi credo religioso.
Ho appreso dal sito che se l’è fatto tatuare persino sulla schiena.
Un ex voto. Quattro anni fa ho subito un brutto intervento chirurgico per una broncopolmonite trascurata. I polmoni si sono riempiti di pus. I medici mi hanno salvato in extremis con una decorticazione pleurica. Siccome non volevo andare a piedi fino al santuario del Divino Amore, mi sono fatto incidere nelle carni la croce, Gesù, la Madonna e un teschio sorridente. Con la scritta «Zeige Deine Wunde» che copre la cicatrice provocata dal bisturi.
Non conosco il tedesco.
Significa: “Mostrami la tua ferita”. Però sulla pelle è inciso “Dei.ne”, col punto, e a “Wunde” è stata aggiunta una erre. Quindi si legge: “Mostrami o Signore il tuo miracolo”. Quello compiuto su di me. Mancano ancora due occhi avvolti da filo spinato e poi il tatuaggio sarà completo”.

Dall’intervista di Stefano Lorenzetto a Roberto D’Agostino, Panorama

Damien Hirst: No Love Lost, Blue Paintings

Damien Hirst: No Love Lost, Blue Paintings 2009 wallace collectionSono stato a Londra e ho visto gli ultimi quadri di Damien Hirst (dice di averli dipinti di persona). La critica li ha stroncati sonoramente (qui l’Observer e qui il Financial Times). Siccome sono senza vergogna riporto l’sms che ho scritto in risposta a un amico pittore che mi chiedeva come fossero questi quadri visti dal vivo:

Sono quadri veri. La tecnica c’è tutta. A un certo punto, poi, scompaiono teschi, squali e iguana e compare un bosco. Se è un inizio, è molto interessante.

Qui sotto invece una frase quasi shock se si pensa che a dirla è lo stesso Hirst nella conversazione riportata sul catalogo della mostra:

“I don’t like conceptual art in the end, I’ve always thought that being a painter was better than being an artist or a sculptor. I always thought painting was the best thing to do.”

Damien Hirst: No Love Lost, Blue Paintings 2009 wallace collectionSono stato a Londra e ho visto gli ultimi quadri di Damien Hirst (dice di averli dipinti di persona). La critica li ha stroncati sonoramente (qui l’Observer e qui il Financial Times). Siccome sono senza vergogna riporto l’sms che ho scritto in risposta a un amico pittore che mi chiedeva come fossero questi quadri visti dal vivo:

Sono quadri veri. La tecnica c’è tutta. A un certo punto, poi, scompaiono teschi, squali e iguana e compare un bosco. Se è un inizio, è molto interessante.

Qui sotto invece una frase quasi shock se si pensa che a dirla è lo stesso Hirst nella conversazione riportata sul catalogo della mostra:

“I don’t like conceptual art in the end, I’ve always thought that being a painter was better than being an artist or a sculptor. I always thought painting was the best thing to do.”

DAMIEN HIRST: “ISN’T LIFE GREAT?!”


So what do you think about those people who stand in front of your work and try to intellectualize it?
As an artist you’re looking for universal triggers. You want it both ways. You want it to have an immediate impact, and you want it to have deep meanings as well. I’m striving for both. But I hate it when people write things that sound like they’ve swallowed a fucking dictionary. When I make the artwork, anything I say, I try to deny it as well at the same time, so you make viewers responsible for interpretation. I think that’s good. I want to make artwork that makes people question their own lives, rather than give them any answers. Because answers always turn out to be wrong further down the line, but questions are exciting forever.
And what is the main question in your artwork?
There’s that great Gauguin picture, Where Do We Come From? What Are We? Where Are We Going? I think that’s the big question of art. I think a lot of artists are asking that question and producing artworks that offer some semblance of an answer or some hint as to how you can get answers from the question. That’s what I always get from art. (…)
But at the end of the day, art can also just say, “Isn’t life great?!” That’s the greatest thing you can get from art. A great reaction to an artwork for me is when somebody walks in and says “Wow! That’s brilliant!” When kids do that, you know you’re on to a winner, but a lot of people would say that’s a bit shallow.

(Damien Hirst intervistato da Robert Ayers)