DUE MASSIME DI JOHN BALDESSARI

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Domenica John Baldessari ha tenuto una conferenza al Metropolitan Museum di New York dove è approdata la retrospettiva a lui dedicata. Su twitter sono rimbalzate due battute del barbuto artista californiano:

1) “If I were trying to be funny, I wouldn’t be doing this…that’s the way I see the world.”

2) “I don’t think that any artist does anything new…art comes from art.”

Secondo me possono essere una chiave di lettura anche per la modesta mostra di Milano alla Fondazione Prada.

HO VISTO MAURIZIO CATTELAN A PALAZZO REALE

Maurizio Cattelan - La nona ora - Milano - Sala delle Cariatidi - 2010

Sono andato a Milano per l’innaugurazione della mostra di Maurizio Cattelan. Qualche nota a margine:

1) Ieri Milano sembrava pronta per il giorno del giudizio. Pioveva che Dio la mandava. Apocalypse.

2) Il dito medio in Piazza Affari (L.O.V.E.) è rivolto verso chi guarda e non verso il palazzo della Borsa. Dunque l’interpretazione più comune che se n’era data alla vigilia è ribaltata.

3) Bella l’idea dello stesso Cattelan che venerdì sul Corriere proponeva di trasformare Piazza Affari in una Trafalgar Square milanese…

4) Il piedistallo è dello stesso materiale della facciata del palazzo della Borsa. La mano, di marmo di Carrara, è una mano marziale, con dei venoni molto virili. Sembra staccata da una parete della Stazione centrale. L’opera è talmente ben collocata nello spazio della piazza che sembra quasi sia là da sempre.

5) Sono entrato nella Sala delle Cariatidi con le prime 40 persone, tra cui assessor Finazzer F., Simona Ventura, belle gnocche venute direttamente dalla settimana della moda, fotografi cameramen ecc ecc. La gente è riuscita a fare sì e no tre passi sulla moquette rossa della sala. Poi si è fermata. Il chiasso e il vociare si sono fermati di colpo per almeno un minuto o due. Nel frattempo era iniziato il suono marziale del tamburino che veniva dall’alto. Là in fondo il Papa colpito, attorno le cariatidini cadenti illuminate da una luce soffusa. L’ambientazione è da day after. Sembra di essere in un tempio greco o in una cattedrale romanica. Alla fine, dopo questa manciata di secondi, lo stupore è stato travolto dalla normalità, e l’evento mondano è potuto continuare.

6) Considero una performance nella performance la visita guidata che Francesco Bonami ha tenuto personalmente a favore di Simona Ventura & telecamera. La faccia cadente di lei annuiva con gesti lenti e solenni. Quando sono passati alla sala del “libro d’artista” si sono toccati momenti sublimi. Ad esempio quando Bonami ha “mostrato” (spiegato sarebbe dir troppo) il pannello con il cavallo appeso del Castello di Rivoli. Dice: “il cavallo è vivo”. E lei: “Noooo”. Lui: “Scherzavo…”. Lei: “Davvero?”.

CATTELAN NELLA SALA DELLE CARIATIDI COME PICASSO

Ormai se ne parla da mesi ma NO NAME ha saputo in anteprima un po’ di particolari sulla mostra di Maurizio Cattelan a Milano.

1) Il famoso dito in Piazza Affari, intitolato “Omnia munda mundis”,  verrà inaugurato venerdì 24 settembre alle ore 18.

2) Lo stesso giorno alle 20.30 verrà inaugurata invece l’esposizione nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale con due opere: “La nona ora” e  la “Donna crocifissa”, oltre che ad un libro d’ artista con i disegni di Cattelan che verrà sistemato all’ ingresso della Sala delle Cariatidi.

3) La Sala delle Cariatidi  sarà visibile tra le 17 e le 22.30 perché durante il resto della giornata procederanno i lavori di restauro della sala stessa. Dunque a “La nona ora”  faranno compagnia le impalcature del cantiere.

Due osservazioni:

a) Milano dà all’artista padovano (e milanese d’adozione) la sua sala più prestigiosa, quella che nel 1953 ospitò “Guernica” di Pablo Picasso. Dopo tante chiacchere ora ci sono le premesse per una mostra che potrà restare nella storia.

b) Resta l’incognita di come “La nona ora” potrà convivere con le impalcature del restauro. C’è di buono che il bizzarro orario (bizzarro davvero, poi?) darà la possibilità a molti più milanesi di godersi l’avvenimento.


UPDATE: oggi su Repubblica l’assessore Finazzer Flory smentisce la notizia che le opere sono tre e non quattro dicendo che “Il tamburino” ci sarà ma non hanno ancora deciso dove collocarlo.

UPDATE 2: CATTELAN: MAI PIÙ CON IL COMUNE ADESSO TEMO CHE CAMBINO ANCORA

LA ISTANBUL DI BASILICO – L’ESATTEZZA DELLO SGUARDO

Viceversa, il grande fotografo milanese rimane fedele al proprio sguardo esatto, in cui il senso del mistero non si scosta mai da un’adesione tutta illuminista alla realtà delle cose. Come il narratore di talento sa cavare il fascino delle sue storie dalla scrupolosa messa in fila degli eventi, senza nulla concedere alle facili evocazioni d’atmosfera, così Gabriele Basilico usa la propria formidabile esperienza e tecnica per tenere lontani i fantasmi del preconcetto (quale che sia, è sempre il lavoro duro e serio a snidarlo, a dissiparlo), lasciando che la complessità delle cose si trasformi in esattezza di sguardo.

Luca Doninelli, dal catalogo della mostra “Istanbul 05010″ alla Fondazione delle Stelline di Milano, dal 16 settembre al 12 dicembre 2010

GABRIELE BASILICO E IL VENTO DI MILANO

“Per essere ancora più precisi, il progetto inizia esattamente nel weekend di Pasqua del 1978. (…) La città era semideserta e un vento straordinariamente energico aveva ripulito l’orizzonte: era una giornata di luminosità eccezionale, uno di quei rari giorni che stupiscono i milanesi perché “si vedono così bene le montagne che sembra di poterle toccare con la mano”. Il vento, quasi assecondando una tradizione letteraria, sollevava la polvere, metteva agitazione nelle strade, puliva gli spazi fermi, ridonando plasticità agli edifici, rendendo più profonde le prospettive delle strade in una sorta di maquillage atmosferico che permetteva alla luce di proiettare con vigore e nettezza le ombre degli edifici.
Per la prima volta ho “visto” le strade e, con loro, le facciate delle fabbriche stagliarsi nitide, nette e isolate su un cielo inaspettatamente blu intenso, grazie al quale la visione consueta delle forme diventava improvvisamente inusuale. Ho potuto vedere così, come se non l’avessi mai visto prima, un lembo di città senza il movimento perpetuo quotidiano, senza le auto in sosta, senza persone, senza suoni e rumori. Ho visto l’architettura riproporsi nella sua essenza, filtrata dalla luce, in modo sorprendentemente scenografico e monumentale”.

Gabriele Basilico, “Architetture, città, visioni – Riflessioni sulla fotografia”, Bruno Mondadori, 2007, pag. 24.