FARSI PORTARE
di Davide Dall’Ombra
Un’immagine da Sabato Santo. Un’opera in bilico: tra il finito e il non finito, tra il peso della materia e la levità della vita. In questa Pietà di Michelangelo, la Rondanini, non siamo in grado nemmeno di capire se sia Maria che sostiene Gesù, come parrebbe logico, o Gesù, novello Enea, a sostenere sulle spalle il genitore, per salvarlo da un mondo in fiamme. Il punto più certo, definito, sembrerebbe il braccio sulla sinistra, ma su di lui non possiamo fare affidamento, perché appartiene ad un’iniziale ipotesi compositiva, poi scartata dallo scultore.
Abbandonata la prima versione, in cui Maria reggeva il Cristo un po’ da lontano, i corpi erano distanti e i ruoli definiti, Michelangelo ritaglia la testa del Cristo nella spalla della Madonna, avvicinando, anzi fondendo i due corpi e facendo tornare Gesù carne della sua carne.
È come se Maria tentasse di riportare in grembo quello che resta del suo bambino. È come se, per un istante interminabile, le fosse concessa la Grazia di ri-custodire il proprio figlio, riprendendolo dentro di sé. La mente va di schianto allo strazio di un lamento gaddiano, immaginato dall’Ingegnere per il corpo di un povero ragazzo morto sul treno, nel tentativo di fuggire il controllore di un biglietto verso casa, che non aveva i soldi per comprare:
“Verde Lombardia! dove di già è scesa la bruma, e le desolate nevi! La cucchiara vi si dimanda cazzuola, e il mattone quadrello. Il pane di Como non è da tutti; bisogna girare, andare! Costruir le chiese ai Dàndolo, ai Sermoneta le case.
Gli impiccati hanno avuto una tomba; ma i morti de fame dove andranno a sbattere? Il grembo della mamma non può riprenderli indietro”.
O forse sì. Da questo blocco di marmo, scolpito fino agli ultimi giorni concessi, Michelangelo non teme di tirar fuori la debolezza della vita, l’instabilità della condizione terrena, il miracolo quotidiano della maternità che diventa figliolanza e quello del sostenere che diventa sostenersi. Maria, come sempre, segna la strada, dimostrandoci che nulla è impossibile a Dio: anche che il grembo di una mamma si riprenda indietro il figlio. Insieme, quella morte atroce e il dolore di una madre costretta a sopravvivere al proprio figlio, sembrano ormai spiccare il volo della Resurrezione. Arriva la Pasqua a sfidare il marmo di ciascuno: a chiederci se siamo disposti ad accoglierlo in noi, per farci portare da Lui.
Dal Giornale del Popolo del 3 aprile 2010