CHARLES RAY, IL RAGAZZO, LA RANA E MARK TWAIN

Boy with frog, Charles Ray
Charles Ray, Boy With Frog, Venezia

«Quando François Pinault mi chiese di pensare a un’opera per la Punta stavo per avere un’operazione al cuore abbastanza complicata. La rana era il mio cuore che osservavo con meraviglia, un po’ di spavento e un po’ di schifo. Ma questa fu soltanto la prima intuizione. La vera idea mi venne leggendo il capitolo 19 di “Le avventure di Huckleberry Finn” di Mark Twain. In quel passaggio del romanzo i due ragazzi guardano il cielo stellato e discutono se le stelle sono sempre state lì o  se qualcuno le ha create, mentre intorno si sente il rumore del fiume e delle rane. Allora ho immaginato questo ragazzo in un punto così magico che contempla la rana mentre noi contempliamo lui e tutto quello che gli sta attorno».

Charles Ray intervistato da Francesco Bonami su La Stampa del 15 agosto 2010

E’ splendido vivere su una zattera. Lassù in alto, sopra di noi, avevamo il cielo, tempestato di stelle, e avevamo l’abitudine di sdraiarci sulla schiena a guardarle e parlavamo di com’erano fatte, se erano state create oppure erano spuntate così, semplicemente… Jim era convinto che erano state fatte e io invece pensavo che fossero spuntate per caso; calcolavo che ci sarebbe voluto troppo tempo per “farne” tante ma Jim diceva che magari le aveva “deposte” la luna; be’, questo mi pareva abbastanza ragionevole e così non criticavo la sua opinione perché anch’io avevo visto una rana deporre una tale quantità di uova che capivo che naturalmente era possibile. Guardavamo anche le stelle cadenti e le vedevamo scivolare giù per il cielo. Secondo Jim quelle erano stelle guaste che venivano buttate fuori dal nido.
Mark Twain, Le avventure di Huckleberry Finn, capitolo 19

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