LA FOLLE MOSTRA DEGLI SPOT PAINTING DI HIRST DA GAGOSIAN

La parodia di Bansky degli Spot Paintings di Damien Hirst
La parodia di Bansky degli Spot Paintings di Damien Hirst

Il NYT riferisce che all’inizio dell’anno prossimo Damien Hirst appalterà in contemporanea tutte le undici gallerie di Larry Gagosian sparse per il mondo (Los Angeles, New York, Londra, Parigi, Ginevra, Londra, Roma, Atene e Hong Kong) per un’unica mostra dedicata ai suoi famigerati quadri a pallini, titolo: “Damien Hirst: The Complete Spot Paintings 1986-2011”.
Originariamente gli “Spot paintings” nascono come dipinti su muro realizzati direttamente nelle case dei collezionisti, successivamente l’idea è stata ripresa in diverse varianti e dimensioni (immensi quelli esposti alla grande mostra al Museo Oceanografico di Monaco). Hirst in passato aveva affermato che questi quadri erano tutti parte di un’unica grande opera concettuale senza fine. I dipinti sono stati realizzati da collaboratori e Hirst racconta che una volta la più brava di questi collaboratori nel momento di cambiare lavoro chiese di avere una di queste opere in regalo. Hirst le chiese come mai volesse uno di quei quadri visto che era più brava di lui a realizzarli, lei rispose: “Perché se li rifacessi io fuori di qui non sarebbero più degli Hirst”.
Come afferma The Art Market Monitor questa mostra, intitolata “complete spot paintings” dovrebbe chiarire uno dei misteri legati all’opera di Hirst: quanti Spot Paintings sono stati realizzati fino ad oggi? Si dice infatti che ne siano stati realizzati circa un migliaio, ma il NYT dice che in mostra ce ne saranno circa 300 e solo la metà saranno in vendita. Un’operazione simile seminerà il panico tra i collezionisti. Le opere che non saranno inserite in mostra (e nel catalogo che Gagosian ha annunciato) saranno infatti considerate dei falsi o giù di lì. Tutti i collezionisti, quindi, sgomiteranno per far inserire la propria. E se davvero si scoprirà che le opere del ciclo non sono mille ma trecento i prezzi, che oggi si aggirano tra i 100mila e 1,7 milioni, potrebbero anche triplicare. A dimostrare lo scompiglio creato dall’anticipazione del NYT sta il fatto che a meno di 24 ore dall’articolo Gagosian ha pubblicato un comunicato stampa sul suo sito alla fine del quale riporta con precisione tutti i recapiti delle sue gallerie con email e numero di telefono e per l’occasione ha creato un’email ad hoc per la mostra: spots@gagosian.com. Come dire: i collezionisti hanno già preso d’assalto i centralini…

Tra l’altro: Hirst sostiene che sta facendo realizzare uno Spot Painting con un milione di pallini e occorreranno nove anni per realizzarlo. Un’altra boutade delle sue?

6 pensieri riguardo “LA FOLLE MOSTRA DEGLI SPOT PAINTING DI HIRST DA GAGOSIAN

  1. ciao No name come va ? sarebbe bene ricordare in tutte queste considerazioni anche che il grande Gerard aveva cominciato nel 1966 , cioè vent’anni prima del grande Damien , a produrre quadri con quadratini o rettangolini grandi e piccini , vai nel sito di Richter e guarda nella sezione Colur charts , un’ idea rubata alla grande e venduta benissimo , da vera macchina da guerra ma io metterei qualche puntino anche sulle i .

  2. Ciao Giovanni, qui tutto bene. Per questo post i puntini o i pallini (sulle i) sono ben accetti. Tuttavia io non mi sono permesso di dare un giudizio di valore sull’idea degli Spot Painting che, come dici, non sono un’idea originale. Mi sono limitato a segnalare la nuova acrobazia di Hirst. Su di lui si può dire tutto, ma non che non abbia interpretato (e talvolta inventato tout court) le regole del mercato in modo assolutamente creativo. Su questo penso non abbia copiato nessuno.

  3. Ciao non sono convinto perchè oggi Damien sfrutta un attenzione mediatica sull’arte contemporanea quasi tendenziosa visto le cifre folli che spesso raggiunge , non sono convinto perchè il vero papà di questo meccanismo è stato Andy Warhol . Nel suo caso certamente era un meccanismo creativo oggi ogni tanto sono solo delle furbate . Pensa a tutte le menate che ci hanno fatto digerire per venderci dei quadri che erano e restano soltanto dei finti Bacon . Perchè diciamo la verità ,io quella mostra non l’ho vista ma a Basilea ce n’era uno da White Cube , dai …io sono per un uso assolutamente libero dei linguaggi , anzi la perizia può essere una prigione , vedi Bill Viola ,ma in quel caso passava del tutto inosservato se non fosse per la targhetta sotto o per l’amore puro che abbiamo per Bacon .

  4. @giovanni Non voglio passare per l’avvocato difensore di Hirst, ma non so chi prima di lui (2008) abbia organizzato un’asta da 200 milioni di dollari bypassando il sistema delle gallerie (Gagosian compreso). Quella non fu innanzitutto un’operazione di mediatica, ma uno schiaffo al sistema, un nuovo modo di concepire le logiche di mercato (non so a chi riuscirà in futuro un colpo del genere). Quella mi sembra che sia stata un po’ più che una furbata. Io la mostra di quadri alla Wallace Collection del 2009 l’ho vista e sono d’accordo con te nel pensare che quei quadri non valevano molto (eppure allora li vendette tutti a cifre assurde). Tuttavia quella mostra, per il luogo in cui si teneva e nel modo perfetto col quale era allestita, pareva un’unica opera concettuale. Una sorta di istallazione. Non è quello il modo di salvare la pittura, lo so. Quel che voglio dire è che Hirst tiene insieme, in modo inscindibile, talento, originalità, furbizia e spregiudicatezza. Poi come tutti ha fatto anche delle grandi cagate (vedi quadro a Basilea).

  5. I veri schiaffi Hirst li ha tirati con gli squali , con le pecore e con decine di opere che certamnte resteranno nella nostra memoria solo perchè sono magnifiche ,che fanno di lui uno dei più grandi artisti viventi , per la questione dell’asta da 200 milioni secondo me erano tutti pappa e ciccia , lo dimostra che la mostra dei pallini la fa con lo squalo in carne e ossa e armeno…..

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