IL MUSULMANO CHE PREGÒ DAVANTI A UN QUADRO DI ROTHKO

Mark Rothko, Light Red Over Black, 1957
Mark Rothko, Light Red Over Black, 1957

Tra la folla che accorse alla prima mostra inglese di Mark Roth nel 1961 alla Whitechapel di Londra ci fu anche un giovane musulmano che, entrato nella galleria, slotolò un tappetino e si mise a pregare. È questo il ricordo più fulminante di quella mostra evocato dall’allora direttore della galleria Bryan Robertson. Rothko aveva iniziato a dipingere campiture di colore dalla fine degli anni quaranta e da subito, attorno alla sua opera, si era creata una sorta di mitologia religiosa. Il fatto che un episodio di questo genere fosse capitato durante la sua prima mostra in Europa, dà l’idea di quanto questo fosse vero.
L’episodio è riportato dal Telegraph in una bella recensione di Alastair Sooke alla mostra “Rothko in Britain” che la galleria londinese ha organizzato per celebrare i cinquat’anni di idillio tra la Gran Bretagna e il suo pittore americano preferito.
In mostra, riferisce tra l’altro Sooke, sono esposti alcuni fogli dattiloscritti dall’artista Michael Canney nei quali riferisce un dialogo avuto con Rothko durante le settimane della mostra del ’61. “Pensi che i miei quadri siano sereni, come la vetrata di una cattedrale?” diceva Rothko. “Devi guardare meglio. Io sono il più violento tra i pittori americani. Dietro quei colori si cela il cataclisma finale”.

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