NIENTE, O QUASI, PIÙ COME PRIMA

All’indomani delle elezioni federali svizzere scrivevo qui che quello che è successo ieri mattina e questa mattina a Berna era assai difficile che si realizzasse. Con me lo escludevano i più scafati commentatori elvetici, ai quali io ho l’onore di non appartenere.
Spiegare il senso e la portata di ciò che è successo a chi non è svizzero, sarebbe come tentare di spiegare a un cinese l’abissale differenza che passa tra un emiliano e un romagnolo.
Comunque in estrema sintesi è successo che: il parlamento svizzero non ha rieletto l’uomo simbolo (Christoph Blocher) del primo partito svizzero (l’UDC)e al suo posto ha scelto una ministra grigionese (Eveline Widmer-Schlumpf) appartenente a quello stesso partito. Alla vigilia dell’elezione del governo federale, l’UDC aveva dichiarato che, se anche uno solo dei suoi due ministri non sarebbe stato rieletto, sarebbe passata all’opposizione. Tecnicamente, però, per passare all’opposizione l’UDC ha dovuto cacciare dal partito i due ministri UDC (Schmid e Widmer-Schlumpf). Gli equilibri numerici all’interno del Governo non cambiano, cambia il fatto che due dei suoi membri non sono più appoggiati dal loro partito.
Ora la concordanza, il principio fondante del sistema politico svizzero, secondo cui tutti i partiti svizzeri sono rappresentati nel governo federale, è messa a dura prova (per non dire che è praticamente saltata per aria). L’UDC dovrà inventarsi il modo di fare opposizione in un Paese dove tradizionalemente il ruolo dell’oppositore era affidato al popolo che, grazie al sistema dei referendum, poteva annullare le decisioni prese dal Governo. Il rischio ora è quello di un blocco istituzionale, con l’UDC impegnata costantemente a promuovere referendum.
Questo è quello che è successo. Perché è successo? Questa, forse, è la materia per il prossimo post.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *